MICROIMMUNOTERAPIA NELLA STIMOLAZIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO AI TEMPI DELLA PANDEMIA

 In questo periodo storico il nostro sistema immunitario viene messo a dura prova.

Cosa vuol dire stimolare il sistema immunitario?

Il fatto è che tutte le energie quando si pensa alla salute in questo momento sono rivolte a un solo virus che spaventa in particolar modo, ma in realtà c’è molto che puoi fare per accrescere le tue difese se solo riesci a “liberarle” da altre incombenze legate alla presenza nell’organismo di possibili altri virus.

Come farlo?

Su diversi fronti, come sempre raccomando: sul fronte della medicina fisiologica di regolazione, che non interferisce assolutamente con qualunque terapia allopatica tu dovessi fare, e sul fronte della alimentazione.

Come sostiene anche la Rivista Italiana di Medicina Fisiologica di Regolazione, nel recente articolo dal titolo “La Medicina Biologica. Il Mondo della Microimmunoterapia” (n. 170, IV trim. 2021).

Molto spesso noi tutti crediamo che basti fare dei semplici esami del sangue dai risultati nei range considerati normali per decretare il nostro stato di salute, ma in realtà questi esami non sono i più specifici e appropriati per poter affermare di essere immunocompetenti.

Nel soggetto adulto infatti esistono diversi fattori critici preesistenti allo scatenarsi di forme virali acute, che sono chiamati appunto fattori pro infiammatori, che partecipano appunto al perpetuarsi di uno stato infiammatorio cronico latente del quale la persona non si accorge (come quando pensiamo che il fuoco sia spento ma in realtà al di sotto arde la brace ancora accesa).

Fattori pro infiammatori sono ad esempio una dieta inadeguata eccessivamente acidificante, l’obesità, le riattivazioni virali e la disbiosi intestinale, che ha 1 persona su 3 e che spesso non viene assolutamente indagata e invece sarebbe assolutamente consigliato fare un test sulle feci una volta l’anno, meglio due, per andare a valutare correttamente lo stato delle popolazioni che abitano il nostro intestino per tipologia e quantità. Quest’ultimo aspetto è molto importante ed è altrettanto sottovalutato. Il fatto è che se il nostro intestino non funziona correttamente o non c’è quello stato di eubiosi necessario, utile e funzionale, accade che tutte le tossine in eccesso derivanti dall’alimentazione e magari da residui di farmaci penetrano attraverso la parete intestinale verso gli altri organi, rientrano nel sistema circolatorio e portano più facilmente alla malattia.

Perciò iniziamo a metter ei puntini sulle i: le malattie sono il risultato di una dis-regolazione di molti sistemi implicati nel mantenimento dell’omeostasi, pertanto una situazione di disequilibrio nel sistema immunitario, sia in senso di scarsa reattività che di eccessiva reattività, può compromettere un’adeguata risposta all’agente infettivo.

Quali sono dunque i fattori principali che vanno a inficiare una corretta risposta immunitaria dell’organismo?

Per esempio la riattivazione di virus herpetici, HSV1 e HSV2. Il primo è quello che si manifesta principalmente sulle labbra e nella bocca, oppure tra il labbro e l’attaccatura delle narici, quindi si manifesta principalmente a livello del cd. terzo inferiore del volto, tuttavia il virus si muove e può dare delle riattivazioni anche in altre zone, per esempio a livello dell’occhio. Il secondo, HSV2, invece si manifesta principalmente a livello delle vie genitali. Questo è particolarmente importante perché dobbiamo sapere che specialmente durante questo periodo, l’inverno, certi virus si riattivano più facilmente e questo può portare a slatentizzare delle malattie più gravi, come ad esempio le malattie autoimmuni.

ATTENZIONE In questo periodo storico virus molto comuni come il Virus EBV (cd. virus della mononucleosi) e il Citomegalovirus CMV che si riattivano vanno a correlarsi con una malattia da virus relativo alla pandemia più pesante. Questo cosa significa? Che una cura a priori di questi altri virus, che consente dunque di tenerli a bada o di debellarli, nel caso in cui la persona contragga il virus pandemico in circolazione in questo periodo storico si ammala meno gravemente di chi non lo fa.

Recenti studi scientifici dimostrano come i pazienti ricoverati in terapia intensiva affetti da virus pandemico e da EBV manifestano sintomi più gravi rispetto agli altri pazienti e in particolare una maggior compromissione della molecola del sistema immunitario IL-6. In altre parole, si manifesta una disregolazione immunitaria per cui le persone infettate da virus EBV si ammalano più gravemente una volta contratto il virus pandemico. Dunque una positività a virus EBV induce una disregolazione per cui il livello di IL-6 aumenta.

Ma a fronte di effetti nocivi di un aumento non fisiologico di IL-6, ad aggravare il quadro in presenza di positività a virus EBV sussiste anche l’indebolimento di quelle molecole del sistema immunitario che invece si indeboliscono, ovvero calano tantissimo, riducendo drasticamente la risposta immunitaria dei natural killer (NK), che invece servirebbe massiccia per contrastare la potenza del virus pandemico in circolo in questo periodo storico.

Molte persone ospitano virus come quelli citati (es. virus herpetici e citomegalovirus) ma non avendoli in forma attiva non ne sono consapevoli. Tuttavia è fondamentale sapere se sono presenti e agire tempestivamente in paso di positività proprio perché la loro mera presenza anche in forma non attiva, non manifesta, va a disregolare il sistema immunitario che invece è assolutamente necessario oggi più che mai che forte e pronto a far fronte a minacce più gravi.

La diagnosi sulla presenza di questi virus (vero e proprio accendino per il fuoco del virus pandemico) può essere fatta attraverso la ricerca di anticorpi specifici e la terapia può essere effettuata non solo per via topica locale, che curerebbe solo la manifestazione per esempio dell’herpes, ma anche attraverso una terapia specifica per regolare i livelli di citochine nell’organismo, che avviene semplicemente attraverso l’assunzione di farmaci di medicina fisiologica di regolazione o omotossicologica in compresse o granuli, e attraverso anche un approccio alimentare adeguato che agisca anche sul mantenimento dell’eubiosi intestinale (persone affette da disbiosi intestinale molto spesso non se ne rendono conto ma questo è importante perché è più facile che si ammalino di virus EBV, con tutte le conseguenze che abbiamo detto in precedenza). Molte volte il virus EBV è completamente asintomatico ma una volta contratto resta nel corpo per tutta la vita. La medicina allopatica non prevede terapia, a differenza della medicina fisiologica di regolazione che invece agisce in maniera molto efficace sulle citochine. Stessa cosa vale per i virus herpetici. Quindi si raccomandano esami specifici e adeguata terapia di medicina fisiologi a di regolazione che, peraltro, non è assolutamente costosa, è facile da assumere e non interferisce con nessuna altra terapia di medicina allopatica a cui potresti essere soggetto. A questo punto sai come difenderti dai virus peggiori in circolazione adesso. Chiamaci per prenotare la tua consulenza gratuita su questo e ti daremo tutte le informazioni che vuoi!

31 dicembre 2021

ALITOSI?

SOS PARASSITI

In Italia sempre più persone soffrono di alitosi e, se in passato si credeva che fosse dovuta solo a fenomeni che interessano il cavo orale, oggi studi scientifici dimostrano che una causa importante dell’alitosi è costituita dalla presenza di parassiti nell’organismo, i cui scarti tossici vanno a depositarsi nello stomaco e nel fegato, rendendoli ambienti favorevoli a fenomeni putrefattivi di cui l’alitosi è un evidente sintomo.

L’infezione da parassiti poi porta al verificarsi di una serie di malattie gravi nell’essere umano, dunque è fondamentale indagare approfonditamente la propria situazione se ci si accorge o ci viene fatto notare di soffrire di alitosi.

Si stima che oltre il 90% delle cosiddette morti naturali derivi in realtà dalla presenza nell’organismo di parassiti, alcuni dei quali tuttavia sono estremamente difficili da rilevare e annientare. Il corpo umano purtroppo può essere popolato a insaputa della persona da numerosi parassiti che si annidano non solo nello stomaco e nel fegato ma purtroppo anche nei polmoni, nel cervello e perfino possono fluire nel sangue e solitamente la manifestazione più evidente di questa popolazione indesiderata è proprio l’alito cattivo.

Successivamente si può rilevare una variegata gamma di sintomi come affaticamento, sbalzi d’umore, nevrosi, eccitabilità. Ovviamente le manifestazioni parassitarie vanno dalle più lievi alle più gravi, fino a poter causare, come detto, la morte del soggetto.

Ma senza pensare al peggio, una serie di malattie causate dalla presenza di parassiti nel corpo. Per esempio nell’uomo parliamo di prostatite cistite e calcoli al rene e alla vescica. Per la donna la gamma è più ampia: fibromi, infiammazioni alle ovaie, alla vescica e alle ghiandole surrenali, papillomi, malattia fibrocistica alla mammella ecc. Alcuni parassiti possono perfino portare a forme tumorali.

Adesso le domande che ti starai facendo immagino che siano: come faccio a sapere il mio stato di salute da questo punto di vista? E se dovessi avere una diagnosi di questo tipo, presenza di parassiti e conseguente infezione, cosa devo fare? Ci sono rimedi? In primis bisogna dire che non è mai facile fare una diagnosi accurata della presenza di parassiti e infezioni parassitarie, considerato anche il fatto che ne esistono diverse migliaia di specie. D’altra parte esistono esami di laboratorio attendibili ed efficaci per la rilevazione delle specie più comuni.

Dal punto di vista della terapia è fondamentale un tempestivo intervento con antiparassitario forte, seppure completamente naturale e non chimico, che pulisca immediatamente e velocemente l’organismo da questi ospiti indesiderati ed estremamente nocivi. Ovvio che l’organismo umano è popolato da tantissimi microorganismi, ma dobbiamo assolutamente difendersi da tutti quei parassiti che per definizione si nutrono delle nostre energie e abitano indebitamente nel corpo, agendo come fattori che erodono progressivamente la salute della persona, giungendo ad accorciarne la vita anche di un decennio.

Perciò, se soffri di alito cattivo o da qualche tempo manifesti spossatezza, scarsa concentrazione, o altri sintomi che apparentemente non hanno una spiegazione immediata, NON sottovalutare la situazione, ma fissa un appuntamento per approfondire e capire subito tramite una consulenza personalizzata di cosa si tratta e come ripristinare al più presto il tuo stato di salute completa!

29 OTTOBRE 2021


MALUMORE IN MENOPAUSA?

AGISCI SULL’ALIMENTAZIONE!

La menopausa ti ricorda che purtroppo stai invecchiando e in poco tempo accadono delle cose che non ti sono mai successe. Tu ti trovi chiusa in faccia con velocità una porta, ma siamo proprio sicure che tu non possa farci niente?

Fortunatamente c’è un modo per INVECCHIARE BENE e per gestire questa fase della vita che può essere anche molto lunga. Se consideriamo infatti che normalmente una donna entra in menopausa tra i 45 e i 50 anni e l’età media di una donna è 75 – 80 anni, è evidente che si tratta di un terzo della vita.

La prima cosa da fare, se la cosa ti riguarda da vicino, senza dubbio è chiederti a che punto sei della tua vita e se secondo te stai invecchiando bene o male.

In ogni caso ricorda che la vita è un dono e che è fondamentale avere un atteggiamento non passivo, bensì proattivo.

Ovvio che la menopausa è un’esperienza molto personale, non si può standardizzare più di tanto perché ogni donna la vive a modo suo, anche perché, fai attenzione adesso, in ogni caso la menopausa segna la fine dell’età fertile e questo, anche nelle donne che non hanno avuto figli, significa non avere più una possibilità. A livello inconscio, la presa di consapevolezza che se anche volessi non potrai più procreare è molto impattante nella vita di una donna e questo porta inevitabilmente, a livello umorale, a una velata malinconia.

A ciò si aggiungono una serie di sintomi, un corteo di sintomi che si possono presentare tutti insieme o meno, in maniera conclamata o velata, oltre ovviamente al fatto di non avere più il ciclo per 12 mesi consecutivi (la pelle del volto che cambia, si afflosci e si assottiglia; la riduzione della libido; l’aumento di peso; l’accumulo di adipe nei fianchi e nell’addome) e a livello mentale questa fase ci impone una rivisitazione del nostro ruolo di donna anche all’interno della società.

A tal proposito le donne che ne risentono maggiormente sono quelle che negli anni hanno puntato molto sul loro corpo come arma di seduzione, non solo nelle relazioni amorose ma anche dal punto di vista della persuasione nei diversi ambiti della vita, perciò è fondamentale una ricerca di un nuovo significato da dare a questa fase che, come dicevamo prima, è anche normalmente molto lunga. Per altre donne, che invece non hanno legato così tanto la loro immagine al proprio ruolo sociale ma magari si trovano ad essere più libere dagli impegni familiari, dal dover svolgere il loro ruolo magari di madre perché i figli sono grandi, inizia invece un momento della vita in cui magari possono raggiungere degli obiettivi che per altri motivi avevano deciso di mettere da parte.

In ogni caso, ahimè, spesso ci sentiamo come un abito che aprendo l’armadio non rappresenta più la prima scelta.

Durante questa tempesta fisica, emozionale e mentale non è facile capire quale sia la direzione giusta per te.

Tuttavia viviamo nell’era delle scoperte scientifiche e molte di esse ci permettono di RIAVVOLGERE LA VITA A QUALCHE ANNO PRIMA, alla scoperta di una nuova dimensione di EQUILIBRIO PSICO EMOTIVO E FISICO.

Frequentemente infatti la donna che entra in menopausa non ha solo sintomi fisici più o meno velati, ma può essere affetta da tristezza, sconforto, apatia, quello che si dice DEPRESSIONE ENDOGENA legata al calo degli ormoni estrogeni. In altre parole, se durante l’età fertile i recettori che circolano nel sangue vengono tutti per così dire riempiti e quindi sono tutti attivi, con l’arrivo della menopausa parte di questi recettori rimane vuota, queste calamite sono meno attive, ecco che essendo loro collegati alle sostanze responsabili del buonumore, esso inevitabilmente cala. Questo evidenzia ancora una volta che il tono dell’umore è la risultante dell’effetto della biochimica sul cervello della donna. Si può gestire questa cosa? È possibile migliorare questo aspetto? Fortunatamente sì, attraverso un’azione mirata sulla alimentazione: modificando la tua ALIMENTAZIONE cambi sostanzialmente LA RISPOSTA CHE TI DÀ IL CERVELLO. In altre parole mangiando diversamente è possibile cambiare la biochimica del sangue e quindi la biochimica del cervello. Questo significa che la biochimica del nostro corpo condiziona fortemente la qualità delle nostre emozioni.

Le molecole della gioia sono le celebri ENDORFINE prodotte dalla ghiandola ipofisi, dall’ipotalamo, e contribuiscono appunto a regolare l’umore aumentando anche la produzione di SEROTONINA, ma svolgono anche altre importanti funzioni, in particolare regolano il ciclo mestruale, il sonno, la temperatura del corpo (termoregolazione) e la secrezione degli ormoni. Ecco perché si dice che per queste ragioni nella menopausa è importante anche il cervello e qui, ripeto, non molti pensano che si possa fare molto proprio a livello di alimentazione.

L’alimentazione inoltre diviene un alleato anche per arginare un fastidioso sintomo che spesso si ha con la menopausa, ovvero un aumento repentino di peso anche di 5-10 kg ma anche, fai attenzione adesso, il conclamarsi dell’osteoporosi. Quest’ultima tuttavia origina nell’organismo dai 35 anni in su e fin da quel momento un’alimentazione corretta è il miglior investimento che si possa fare per rallentare questo fenomeno.

Dunque il primo step relativo all’alimentazione è quello di conoscere quali sono le associazioni giuste in funzione della propria storia anamnestica, della routine quotidiana e della fisiologia.

23 SETTEMBRE 2021


RIATTIVARE IL METABOLISMO

AL CAMBIO DI STAGIONE

 Al ritorno dalle vacanze o comunque nei momenti di transizione (settembre/ottobre e aprile /maggio) il corpo va incontro a una serie di interferenze che possono essere gestite in modo più o meno efficace.

In questi momenti occorre tenere presente diversi fattori perché questi periodi sono anche relativamente brevi, ma nel giro di 30-40 giorni accadono una serie di cose nell’organismo che lo mettono alla prova. Per questo è importante mettere in atto una serie di azioni focalizzate e corrette, avendo anche l’accortezza di farlo in tempi utili. Infatti, se sbagliamo il tempismo, purtroppo molte azioni non ci daranno i risultati sperati.

Un primo punto da osservare è dunque questo: il fegato, insieme agli altri organi emuntori, attraversa dei periodi in cui viene stimolato a lavorare di più e altri in cui per così dire va un po’ in letargo, tende a lavorare di meno e meno bene.

Allora ciò che dovremmo fare ad esempio proprio in questo periodo è agevolare lo scarico della cistifellea e cercare di ripristinare le attività epatiche che possono essere rallentate.

In tal senso è importante sapere che esistono dei cibi che più di altri svolgono una funzione detossificante significativa rispetto al fegato come ad esempio il carciofo, il cardo mariano, la mela, il mirtillo, il cavolo riccio, il pompelmo, il polline, la barbabietola e l’avocado.

Sapendo tutto ciò possiamo dunque procurarci questi cibi da usare singolarmente, per esempio il carciofo che può essere cucinato in una frittata o per condire la pasta o un’insalata, oppure ancora assunto a infuso. Alternativamente possono essere mixati diversi cibi da assumersi in forma più rapida, avendo cura di comporre per esempio centrifugati ed estratti, che consentono anche a chi non ama certi tipi di alimenti di assumerli perché non ne sentirà il singolo sapore ma avrà il sapore del centrifugato o dell’estratto nel suo complesso. Approfittiamo per ricordare anche che per centrifugati ed estratti vale la regola generale del 1 a 3, ovvero per ogni quota di frutta dobbiamo usare 3 quote di ortaggi.

Poi abbiamo una serie di rimedi detox, che sono dei veri e propri farmaci anche se di origine naturale, chiamati farmaci della medicina fisiologica di regolazione, che possono essere addizionati all’alimentazione quotidiana, naturalmente sotto prescrizione medica, per agevolare il ripristino dell’attività epatica o per stimolare la funzione di escrezione dell’attività epatica.

Un altro organo che nel periodo di transizione deve essere aiutato è l’intestino. Se ad esempio ci riferiamo al ritorno dalle vacanze, dobbiamo ricordare che quando noi ci spostiamo nello spazio di parecchi chilometri l’intestino ne risente, segno che interagisce a livello profondo con l’ambiente circostante. Se invece, al di là di uno spostamento fisico ci riferiamo a specifici periodi dell’anno, ricordiamo che in questo momento, che è un momento di transizione, l’intestino può avere difficoltà a svolgere le sue funzioni, quindi noi dovremmo andare ad aumentare la quantità delle evacuazioni e a migliorarne la qualità. Questo in altre parole significa fare in modo che chi non ha l’abitudine di evacuare tutti i giorni lo faccia, ma anche fare in modo di aumentare la quantità di tossine che vengono escrete insieme alle feci. Per fare questo esistono alcuni farmaci che fanno parte appunto della medicina fisiologica di regolazione, farmaci che uniti all’acqua si assumono al mattino in somministrazione unica giornaliera o in somministrazione duplice, e questi riescono a ripulire meglio l’intestino eseguendo quello che tecnicamente si chiama wash out intestinale. Se questo è un primo step, la seconda fase è quella di ripristino dell’eubiosi intestinale. È importante ricordare che anche se si è già fatto un ciclo di probiotici ad esempio qualche mese prima, i “batteri buoni” presenti nell’intestino vanno comunque incontro a morte, quindi si riduce comunque la loro quantità dopo un tot di tempo. In sostanza, come le piante che ricambiano le loro foglie, anche i batteri dell’intestino hanno un ciclo vitale, quindi in alcuni periodi dell’anno dobbiamo andarli a ripristinare. Questo purtroppo non si può fare solo con l’alimentazione, ma abbiamo bisogno di introdurre degli integratori che contengano al loro interno dei batteri simbionti dell’intestino nella quantità e nella tipologia corretta.

Ma cosa succede nel cambio di stagione?

Generalmente abbiamo uno sbalzo di temperature, perché passiamo dal freddo al caldo e dal caldo al più caldo, e abbiamo un diverso rapporto luce e ombra a livello di numero di ore. Ciò comporta che molto probabilmente cambi anche il rapporto sonno veglia e molto spesso, proprio durante il cambio di stagione, non è detto che le persone riescano a dormire subito bene, ma anzi capita che la qualità del sono si riduca per effetto di frequenti interruzioni. Questo semplicemente perché l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi. Per questo motivo ciò che occorre fare è dare un ritmo preciso al nostro corpo, quindi fargli capire che c’è bisogno di recuperare delle ore di sonno, vuoi perché se si è a ritorno dalle vacanze forse avremo tirato tardi la sera e dormito di meno, vuoi perché se si va nella stagione fredda il corpo ha bisogno di risposare meglio, perciò magari sarà utile decidere di andare a letto la sera sempre entro una certa ora e di alzarsi al mattino sempre a una certa ora. Se invece continuiamo ad andare a letto più tardi e ad alzarci più tardi, l’input che diamo al corpo è di essere ancora in estate o comunque in vacanza e ciò non è bene.

Molto utile è prediligere alimenti ricchi di vitamina B3, niacina e vitamina B6 ed eventualmente assumere anche della melatonina.

Come agisce la melatonina? Si tratta di un ormone che agisce sul ciclo sonno veglia, aumenta direttamente la sintesi della serotonina e migliora anche la funzione intestinale. A tal proposito, seppure la melatonina si possa acquistare in farmacia come prodotto da banco, è sempre meglio una prescrizione medica. La melatonina aiuta il corpo a comprendere il giusto ritmo sonno veglia e lo aiuta a regolare più correttamente la produzione degli ormoni più serali e di quelli più tipici della prima parte del mattino, cosa importante perché poi in funzione di questi succedono una serie di reazioni a catena. Per esempio, se il mio corpo non comprende più bene quando è il momento di produrre ad esempio l’ormone GH, accade che mi si rallenti il metabolismo e abbia più difficoltà a mantenere la linea. La stessa cosa accade per la produzione di cortisolo, per cui avrò una serie di possibili reazioni legate al fatto di produrre maggiori livelli di infiammazione, stare più svegli, dormire peggio, ecc.

Questo tipo di regolazione può essere anche in parte fatta con certi tipi di alimenti. Ad esempio nel periodo del cambio di stagione cercherò di assumere minori quantità di tutti quegli alimenti che mi tengono sveglio, o sveglia, di notte. Per esempio tenderò a non assumere proteine di sera, soprattutto quelle animali come carne, pesce e uova, che tengono alta la vigilanza, oppure se proprio vorrò assumere proteine preferirò quelle vegetali nelle ore serali, quindi legumi e soia.

Inoltre meglio dire no a caffè, tè nero e bevande dolci e gassate come la Coca Cola.

D’altra parte esistono anche alcuni alimenti che stimolano il sonno, quindi cibi che aumentano i livelli di serotonina, quindi sì a lattuga, cruda o cucinata con del riso per stimolare un’importante attività sedativa, all’avena, anche in chicchi, cucinata in una zuppa oppure consumata in fiocchi all’interno di un’insalata, e sì a frutta come kiwi, ricchi di antiossidanti e con capacità di ridurre i livelli di stress e di migliorare la qualità del riposo, oppure banana, utile per cena soprattutto se si vuol praticare un semi digiuno, perché contiene triptofano che è un precursore della serotonina, detta anche l’ormone del buonumore. Ciò è importante perché in tutti i periodi di passaggio tendenzialmente il nostro umore diventa sempre un po’ “depresso”, quindi queste soluzioni soprattutto serali ci aiutano a mantenere un umore un po’ più costante evitando di cadere nella trappola magari di mangiare prima di andare a letto per riempire un vuoto emozionale. Altro frutto dall’importante effetto miorilassante è l’albicocca che però in questo periodo autunnale non si trova, perciò possiamo usarla in forma di frutta disidratata che invece si trova facilmente anche in piccole confezioni utili come spuntino, oppure come composta, che a differenza della marmellata contiene più frutta, più polpa e una quantità di zuccheri inferiore al 30%, quindi tende a dare minore sbalzo di glicemia.

In generale possiamo comunque dire che migliorano il sonno tutti quei cibi che contengono una quantità maggiore di magnesio proprio perché ha un effetto miorilassante, quindi ovviamente se noi riusciamo a rilassare di più la muscolatura la qualità del sonno migliora moltissimo. Volendo anche utilizzare degli integratori in questo senso, esistono integratori di GABA – acido gamma ammino butirrico che migliorano molto la qualità del sonno.

Un ulteriore modo per migliorare il sonno è aumentare la quantità di fibre vegetali perché tutti i cibi ricchi di fibre migliorano la durata della fase profonda del sonno, la fase REM, e quindi migliorano la qualità del riposo notturno in tutto e per tutto.

Ribadisco la necessità di interrompere i ritmi fisiologici squilibrati perché questo accresce il livello di tensione muscolare di base, ovvero si formano come delle piccole contratture che sono responsabili di dolorabilità diffusa: il passaggio dal caldo al freddo o dal freddo al caldo aumenta lo stress sulla catena muscolare, per questo anche il sonno migliora se assumiamo alimenti che riducono la tensione muscolare.

Cortisolo e dopamina aumentano e invece per avere più salute, tono umorale e sonno migliore serve tenerli entro certi range.

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30 ottobre 2020


La PSORIASI e il suo LEGAME con L’ALIMENTAZIONE

Cos’è la Psoriasi

È una malattia sistemica e psicosomatica, non contagiosa, che rappresenta l’emblema dei nostri tempi, perché ci fa rendere conto in modo diretto di quanto l’alimentazione e la gestione delle nostre emozioni possono essere fatali nel determinare la malattia o la salute. 

Come si manifesta la Psoriasi

Si manifesta principalmente con delle placche sulla pelle molto pruriginose, molto vistose, rosse e che desquamano tipo forfora. Si tratta sostanzialmente di squame assai visibili, che si estendono su tutto il corpo e mettono molto a disagio la persona.

Dove si manifesta la Psoriasi

La localizzazione spesso è in aree che sono più esposte alla vista, motivo per cui si nasconde male agli occhi degli altri.

Principalmente si manifesta all’attaccatura dei capelli, sui gomiti, sulle ginocchia e all’attaccatura delle unghie, perciò quando inizia a dare segno di sé la persona va rapidamente e comprensibilmente in stato di apprensione, disagio e frustrazione.

Inoltre più facilmente la psoriasi compare in corrispondenza di zone che hanno subito un’abrasione (spesso appunto ginocchia e gomiti) perché anche se l’abrasione è guarita le cellule hanno memoria e la psoriasi si va a localizzare dove già c’è stato un trauma della pelle.

Tre cose da fare subito per combattere la Psoriasi

Per ridurne rapidamente i sintomi è fondamentale cambiare immediatamente alimentazione e andare a prendersi cura della salute dell’intestino (ancora una volta, come già ti ho detto più volte in altri articoli e in numerosi post sui miei social, questo è un aspetto essenziale e imprescindibile per la salute globale dell’organismo).

Perciò immediatamente occorre ridurre il glutine nell’alimentazione perché il glutine infiamma e tra le reazioni della psoriasi c’è uno stato di infiammazione cronica, assumere cibi a basso indice glicemico, verificare lo stato di salute dell’intestino appunto attraverso test specifici ed esami particolari sulle feci che mettono in evidenza se nell’intestino c’è una condizione di disbiosi (mancanza di una adeguata popolazione intestinale, rappresentata dalle varie specie che devono essere per numero e per tipologia presenti nell’intestino) e l’eventuale presenza di una condizione detta sindrome da permeabilità intestinale, ovvero l’estrema permeabilità della parete intestinale alle tossine, che dal lume intestinale rientrano nella circolazione sanguigna attraverso la miriade di vasi sanguigni che circondano il tubo intestinale, per cui si crea una condizione di tossiemia importante che poi si va a riverberare su tutti gli organi emuntori (intestino, polmoni, reni, fegato e pelle).

Poiché dunque anche la pelle è un organo emuntore, le manifestazioni cutanee che insorgono nelle zone prima citate non sono altro che il tentativo del corpo di espellere queste tossine in eccesso, che non riescono più a essere eliminate in modo congruo attraverso l’intestino.

Perché scatta la Psoriasi?

Scatta quando l’equilibrio tra i vari fattori, che adesso diremo, diventa instabile e l’omeostasi già precaria viene interrotta.

FATTORE 1: un evento emozionale inspiegabile acuto che la persona non riesce a superare emotivamente in modo funzionale (la perdita di un affetto caro, una malattia improvvisa di una persona cara, fine di una relazione, perdita del lavoro e simili).

FATTORE 2: una serie di fattori scatenanti che pregiudicano il precario equilibrio dell’intestino o dell’apparato gastrointestinale, come il ripetersi dell’assunzione di alimenti che provocano stipsi o al contrario diarrea, o l’incontro con un batterio o un virus intestinale tipico per esempio del periodo estivo (la diarrea del viaggiatore o la stipsi del viaggiatore) che si va già a insediare in una situazione di disbiosi o di sindrome da permeabilità intestinale, quindi una situazione già precaria, già di indebolimento.

FATTORE 3: fattore strettamente alimentare, ovvero l’assunzione ripetuta di alcuni alimenti come pizza, gelato, patatine, pomodori in grande quantità, quindi tutte abitudini alimentari in senso stretto che contribuiscono a ingolfare l’apparato gastrointestinale.

FATTORE 4: assunzione cronica di medicinali come antinfiammatori e cortisonici.

Dunque sostanzialmente sono tutti fattori di inquinamento interno dell’organismo che si manifestano verso l’esterno sulla pelle.

Diagnosi della Psoriasi

In primis si fa a livello visivo attraverso il riconoscimento delle lesioni psoriasiche che come detto si manifestano in zone molto esposte, in modo particolare nei punti di articolazione e all’attaccatura della capigliatura, tra fronte e cuoio capelluto. Talvolta però il riconoscimento visivo non è così semplice perché oggi c’è una grandissima variabilità nella manifestazione della malattia stessa, per cui possiamo trovare piccole placche, grandi placche, placche rosate o placche rosate ricoperte da crosticine. Inoltre, poiché spesso viene somministrata immediatamente una crema cortisonica che riduce l’infiammazione, ciò rende la lesione psoriasica in parte simile a lesioni di altra natura e di altra specie.

Una diagnosi più affidabile viene fatta attraverso esami di laboratorio perché in presenza di psoriasi c’è spesso un coinvolgimento anche del sistema immunitario.

Terza possibilità di diagnosi, lo citavamo prima, è un apposito test sulle feci.

Strategia di terapia contro la Psoriasi

Per prima cosa occorre ripulire l’organismo dai veleni che vi sono accumulati e poi ovviamente prevenire l’immissione di ulteriori veleni al suo interno.

Quanto tempo occorre per disintossicarsi? La risposta è rapida e immediata per cui la sintomatologia si attenua nell’arco di 15 giorni, però determinare quanto tempo impiegherà il corpo a ripulirsi in modo profondo non è così semplice perché dipende da quanto tempo è che la persona sta perpetuando abitudini errate, dipende dalla risposta dei test (se la disbiosi o la sindrome da permeabilità intestinale è importante, dai meccanismi immunologici ecc.), tuttavia un approccio terapeutico di 6 mesi può ricreare uno stato di salute ottimale e creare le basi per una solida risposta dell’organismo per cui diventa molto più stabile nella reazione ad eventuali nuove immissioni di tossine. Ciò in parole povere significa che se andiamo a curare efficacemente l’organismo per 6 mesi e poi viene sottoposto a una nuova immissione di tossine non soccomberà immediatamente ma avrà una miglior reazione nell’immediato e una migliore tenuta a lungo termine. Quindi se anche i primi risultati sono visibili dopo 15 giorni, è importante un approccio terapeutico di almeno 6 mesi, anche considerando che ogni paziente ha il suo orologio interno per cui ciò che conta in questo approccio è la direzione e non la velocità.

Capisaldi della terapia contro la Psoriasi

Pulizia interna dell’intestino e degli altri organi emuntori.

Dieta specifica disintossicante.

Applicazioni eterne, per via topica, di creme o altri prodotti specifici.

Eventuale idrocolonterapia sempre su prescrizione medica.

Allenamento mentale alla gestione dei pensieri e del proprio dialogo interno in riferimento allo stress e a sostenere sé stessi emotivamente per attraversare le emozioni di tristezza, frustrazione, paura, che fanno parte di quel periodo della vita.

Nell’ambito della pulizia interna quello che bisogna fare è riportare l’intestino alla eubiosi e alla impermeabilità, passando attraverso la pulizia che si fa con l’idrocolonterapia eseguita ovviamente da personale medico esperto

Ci sono anche persone che hanno delle alterazioni del colon che possono favorire di più la psoriasi, quindi bisogna fare estrema attenzione caso per caso.

La prima condizione da correggere è l’inquinamento accumulato che ha contaminato l’intero apparato circolatorio e questo si ottiene aprendo i normali canali di eliminazione che sono prima di tutto gli intestini e i reni e in un secondo momento la pelle e i polmoni.

Attenzione perché quando le tossine, per via della permeabilità intestinale, rientrano nel sangue, esso circola e va al fegato, da lì nei reni, che lo puliscono e gli scarti si riversano nell’urina e poi dopo nelle feci. Per questo ci dobbiamo occupare anche di sostenere l’attività del rene. Il sangue viene filtrato attraverso i reni almeno due volte ogni ora.

Ricordiamo inoltre la funzione di fuoriuscita delle tossine accumulate che svolgono le ghiandole sudoripare, quindi le tossine si espellono anche attraverso il sudore.

Lascia che approfondisca un momento quest’ultimo passaggio.

Sai cosa c’è in un cm di pelle?

Essa si compone di due livelli: il livello più profondo, il derma, che contiene vene, capillari, nervi, ghiandole e partecipa anche alla formazione di nuove cellule, e un livello più superficiale, l’epidermide, più duro, meno delicato e protettivo delle strutture del derma.

Quando il derma ha prodotto nuove cellule esse iniziano a migrare verso l’alto, in circa due settimane infatti esser si spostano e migrano dal derma allo strato epidermico. In un periodo di altre due settimane le cellule muoiono e si staccano. Perciò possiamo dire che il ricambio cellulare a ritmi normale impiega circa 4 settimane. Quando è presente psoriasi l’attività di produzione di nuove cellule, quindi l’attività svolta nel derma, è molto più importante e va ad un ritmo molto più veloce. L’area di superficie diventa rossa, estremamente sensibile, visibilmente sollevata e squamosa. L’area coinvolta può addirittura sollevarsi di circa 3 volte il suo normale spessore. Possono formarsi in tali casi squame così profonde che prudono e che una volta rimosse provocano anche sanguinamento. Le cellule che in queste condizioni migrano verso la superficie non sono completamente formate, perché non hanno il tempo di formarsi completamente, quindi non sono efficienti in tutte le loro funzioni.

Psoriasi cronica e artrite Psoriasica

Un fenomeno importante che accompagna la psoriasi cronica è l’artrite psoriasica, quindi attenzione perché oltre alla problematica che si manifesta in un dato momento della vita in cui compare la psoriasi, è importante sapere che ci sono delle ripercussioni a lungo termine. Una di queste è una forma di psoriasi accompagnata da una malattia erosiva delle giunture, spesso anche grave, che coinvolge generalmente le ginocchia e le dita. Perciò tutti i fenomeni dell’artrite che normalmente si verificano a una certa età molto avanzata, nella persona psoriasica si manifestano addirittura anche 10 – 15 anni prima. In altre parole è possibile che una persona psoriasica di 40 anni abbia le manifestazioni di dolore artritico che normalmente inizierebbero a insorgere eventualmente dopo i 55 anni.

Perciò riepilogando comprendi che è qualcosa da non sottovalutare e proprio con l’alimentazione si può fare tantissimo.

Continuando ad assumere alimenti ad alto indice glicemico, conservanti, salumi e carne purtroppo vedi rifiorire le placchette immediatamente già nelle ore successive, placche che diventano più pruriginose e più rosse, quindi puoi fare tanto per migliorare la qualità della tua vita quotidiana se solo desideri variare le tue abitudini alimentari.

Contattami e sarò lieta di aiutarti!

27 agosto 2020


SISTEMA IMMUNITARIO:

Situazioni che lo debilitano

Definizione di sistema immunitario

e tipologie di risposta

Il sistema immunitario è costituito da due parti: una parte che reagisce in modo ASPECIFICO a qualsiasi aggressione esterna e una parte che invece reagisce in modo SPECIFICO.

Gli anticorpi sono delle risposte specifiche che il nostro corpo mette in atto dopo che ha già riconosciuto un avversario, ma la prima risposta che l’organismo dà quando non lo riconosce, che è quindi una risposta aspecifica, non prevede la produzione di anticorpi.

Nella risposta aspecifica intervengono cellule come i natural killer, i macrofagi, ma non hanno la stessa efficacia sul singolo caso degli anticorpi, che come abbiamo detto costituiscono una risposta specifica. Attraverso la produzione di anticorpi l’organismo mantiene la memoria dell’avversario già incontrato e, progressivamente, man a mano che incontra avversari diversi, sviluppa un arsenale di difese specifiche sempre più ampio e forte.

Nella risposta specifica acquisita distinguiamo tre tipologie: il corpo mantiene la memoria degli agenti patogeni già incontrati e sviluppa anticorpi, per cui si parla di immunità specifica acquisita in modo attivo; quando invece si parla di anticorpi preformati di origine materna si tratta di immunità acquisita passiva (durante il parto naturale, attraverso il canale del parto, la mamma passa gli anticorpi al bambino), e la terza tipologia è attraverso il vaccino.

Tutto ciò vale a meno che, ed è il caso del virus COVID- 19, questo avversario non abbia la capacità di mutare in maniera molto veloce e continua il proprio DNA.

A differenza di un batterio, che impiega molto tempo a cambiare identità o magari cambia solo il suo comportamento, il virus può cambiare identità diverse volte nel giro di pochi mesi.

Questo non agevola la produzione di anticorpi ovviamente, per cui il nostro sistema immunitario si accontenta di dare risposte aspecifiche che funzionano per un po’ ma poi può capitare che ci riammaliamo.

Un esempio? Il raffreddore. Non esiste vaccino per il raffreddore, che è uno di quei virus che mutano molto velocemente ed ha una capacità di moltiplicazione assai rapida. E se stai pensando a cosa accade ogni anno con il vaccino contro l’influenza è vero che esiste ma viene calibrato sul virus dell’anno precedente, perciò l’anno successivo, ovvero l’anno in cui ci vacciniamo, lo facciamo sempre contro il virus dell’anno precedente che però nel frattempo è mutato. Per questo motivo la capacità di immunizzazione data dal vaccino cambia in base a che tipo di influenza viene presa e alle condizioni generali di chi la contrae (ne parleremo più avanti nell’articolo).

Nella risposta aspecifica le cellule del sistema immunitario (granulociti neutrofili, linfociti natural killer e macrofagi) e le citochine (di cui sono fatti anche tutti i farmaci omotossicologici) presidiano l’organismo e restano pronti a intercettare e distruggere in prima battuta gli agenti dannosi.

È importante notare che prima che l’agente patogeno entri all’interno dell’organismo deve superare delle cosiddette barriere fisiche, tra cui le barriere del sistema respiratorio, prima fra tutte il muco, prodotto proprio dalle vie aeree.

Non solo, ma una volta che il batterio o il virus dovesse superare queste barriere, una funzione di difesa fondamentale viene svolta dall’intestino, che può dirsi un sistema immunitario completo e che a sua volta produce un’enorme quantità di muco (parleremo specificatamente di questo nella parte finale dell’articolo).

Anche la pelle costituisce un’importante barriera fisica che resiste agli attacchi esterni.

Ecco ora 7 cause di indebolimento

del sistema immunitario

1.     Cambio di stagione

Una cosa che destabilizza sempre il sistema immunitario è il cambio di stagione, quindi il passaggio dal caldo al freddo e viceversa, perché il nostro organismo normalmente teme il cambio repentino. Negli ultimi anni, come si suol dire, non esistono più le mezze stagioni, e il fatto che da un giorno all’altro la temperatura si alzi o si abbassi magari anche di 10 gradi, stressa enormemente il nostro sistema immunitario, per cui se si è magari già un po’ affaticati o non perfettamente in forma, è più facile che si palesino delle sintomatologie (mal di gola, raffreddore, herpes ecc.).

In altre parole, con sbalzi repentini di temperatura l’organismo viene messo alla prova e non sempre la supera positivamente ma anzi si ammala, ovvero slatentizza un’infezione da qualche virus che comunque spesso contiene già in sé (l’esempio dell’herpes è calzante, soprattutto d’estate, per la sommatoria di fattori come il caldo repentino, l’esposizione solare, il fatto di sudare e poi esporsi a correnti più fresche).

Tutto ciò può derivare da situazioni legate a un quadro clinico asintomatico, che il corpo in assenza di altre condizioni riusciva a tenere a bada, o al fatto di infettarsi direttamente con un virus o un batterio al quale magari ci si espone e che prolifera più facilmente proprio con il cambio di stagione.

Ricordiamoci che lo stato di salute apparente è dato dalla presenza o assenza di sintomi e dalla presenza o assenza di segni: i sintomi sono quelli che una persona sente di avere, perciò sono completamente soggettivi; i segni invece sono quelli che il medico obiettivamente vede e rileva. Questa distinzione è molto importante perché una persona potrebbe avere un’infezione di basso grado, che il sistema immunitario tiene a bada, per cui lei non se ne accorge finché magari non intervengono altri cofattori che fanno venir fuori i segni di quell’infezione. Perciò attenzione perché il fatto di non avere sintomi non significa assenza di malattia. Molte persone pensano di avere un sistema immunitario forte perché non si ammalano in maniera conclamata, ma in realtà magari si tratta di un equilibrio precario, che crolla al primo agente esterno più aggressivo. Le persone che si sono ammalate ad esempio più gravemente di virus COVID-19 erano persone che purtroppo avevano già un sistema immunitario molto debilitato, già stressato dal fatto di cercare di mantenere quell’equilibrio precario che dicevamo poco fa, e che non riesce poi a far fronte a un attacco esterno nuovo e forte come quello del coronavirus.

2.     Dieta scorretta

Spesso non ci accorgiamo che la nostra dieta ha delle carenze in particolare di certi tipi di vitamine e di minerali, o magari ingeriamo cibi che ne contengono in abbondanza ma non riusciamo a trattenerli o ad assorbirli. Numerosi articoli apparsi sulla rivista scientifica PubMed hanno messo in evidenza strette correlazioni tra una carenza o un insufficiente apporto di vitamina C e il sistema immunitario aspecifico indebolito, oppure una carenza di vitamina D e sistema immunitario specifico indebolito (se non sviluppi o non assumi abbastanza vitamina D hai meno probabilità di attivare efficacemente il tuo sistema immunitario specifico).

Quante vitamine e minerali servono? Chi fa i calcoli si basa su tabelle o parametri inseriti in software che sono frutto di rilevazioni fatte nel passato, anche non troppo recente, e gli alimenti oggi purtroppo non sono più carichi di vitamine e minerali nella concentrazione elevata che avevano magari 40 o 50 anni fa. Questo perché le coltivazioni sono cambiate, il cibo viene fatto maturare nelle celle frigorifere e ovviamente, se certe vitamine accrescono la loro presenza quanto più matura l’alimento, quando il frutto viene separato dalla pianta ancora acerbo e fatto maturare in cella frigorifera al suo interno conterrà una minor quantità di vitamine e minerali che se lo avessimo separato dalla pianta quando era già maturo a sufficienza.

Per questi motivi i calcoli che vengono fatti su base statistica sono assai falsati.

Purtroppo c’è anche da dire che spesso nel cibo che mangiamo si annidano particelle di metalli pesanti molto pericolosi per l’organismo perché svolgono un’azione di mimetismo molecolare, la quale impedisce la corretta assimilazione di vitamine e minerali, e questo accade perché appunto i metalli pesanti sostanzialmente ingannano l’organismo facendo finta di essere qualcos’altro. Per esempio il mercurio si mimetizza come fosse calcio.

3.     Inquinamento ambientale

Nell’aria che respiriamo c’è molto smog che ci arriva anche sotto forma di acqua piovana, la quale è vero che viene depurata ma purtroppo i depuratori normalmente in uso non sono in grado di liberare l’acqua dai metalli pesanti a cui accennavamo prima, ma depurano solamente da certe forme batteriche e da certe forme virali. Con quest’acqua noi ci andiamo a lavare e in qualche caso l’andiamo anche a bere (dunque ancora una volta assumiamo metalli pesanti che non consentono la corretta assunzione invece di minerali e vitamine che mangiamo attraverso gli alimenti e questo contribuisce a indebolire il sistema immunitario).

4.     Abuso di farmaci

Molto spesso le persone, fin dai primi sintomi, tendono ad assumere ad esempio antinfiammatori, antidolorifici e antibiotici e questo uso sconsiderato di farmaci fa l’effetto contrario, ovvero indebolisce l’organismo. Il farmaco in sé, ogni farmaco di natura chimica, nasce per essere preso per brevi periodi, quindi credere che assumere cronicamente dei farmaci non prescritti tende a tenere alte le proprie difese è assolutamente scorretto, perché in realtà così depauperiamo le capacità del nostro sistema immunitario di reagire. Un altro errore frequente è legato all’assunzione di antibiotici di fronte al primo mal di gola di stagione, perché se non conosciamo l’origine (batterica o virale) del mal di gola, un antibiotico a caso può andare a nuocere ai batteri “buoni” che abbiamo nell’intestino e questa azione renderà più debole il sistema immunitario intestinale, innescando reazioni che lo rendono più sensibile ad altre cose per cui si potranno verificare diarrea o al contrario stitichezza. Questo spiega anche perché i medici quando prescrivono antibiotici prescrivono anche una terapia di ripopolazione intestinale attraverso probiotici (ne parleremo più avanti nell’articolo).

5.     Alcol

L’assunzione di alcol è un’altra causa di indebolimento del sistema immunitario perché riduce i globuli bianchi e la capacità di assorbimento delle vitamine fondamentali

6.     Stress

Abbiamo diversi tipi di stress e tutti intossicano il nostro corpo. Abbiamo lo stress fisico da stanchezza, per cui se l’organismo consuma troppa energia rispetto a quella che reintegra si crea uno squilibrio tale che lo rende più sensibile all’attacco di virus e batteri. Poi c’è lo stress psicologico che agisce diversamente, ovvero è legato alle emozioni che proviamo e ai pensieri ricorrenti che facciamo. Spesso si dice appunto che è inutile essere alcalino nel corpo e acido nella mente perché pensare di riuscire a gestire correttamente il livello di stress ma non farlo effettivamente nel modo corretto porta a livello mentale alla produzione di determinate sostanze e magari blocca la liberazione di altre sostanze. Un’altra distinzione che possiamo fare è quella tra stressa acuto e stress cronico: lo stress acuto può essere legato all’esposizione massiva a virus e batteri in un lasso di tempo molto breve, mentre lo stress cronico è insidioso e subdolo ed è quello che vive ogni giorno la maggior parte delle persone. Purtroppo in medicina spesso non ci si ammala per causa diretta ma per via di un sistema multifattoriale fatto di cause e concause mixate in un certo modo. Fanno infatti più danno diverse piccole cose in contemporanea che un’unica grande cosa da sola. Poi c’è lo stress ossidativo: noi siamo portati spesso a pensare che la formazione di radicali liberi sia qualcosa che giunge solo in conseguenza dell’esposizione solare o del fumo, ma non è così. Infatti quando il nostro sistema immunitario si trova a fronteggiare un virus, la maggior parte delle volte, proprio nell’attacco che il sistema immunitario aspecifico fa verso l’antigene si formano radicali liberi. Per questo meccanismo, proprio di fronte a un attacco come può essere quello del coronavirus, il consumo di vitamine antiossidanti del corpo aumenta, così come dell’enzima glutatione che serve proprio per contrastare la produzione di radicali liberi. Quando le nostre difese sono impiegate in massima parte a difendere l’organismo dall’attacco di radicali liberi quotidianamente (anche come dicevamo in conseguenza di fumo e alcol) diminuisce la quota, diciamo così, di difese che l’organismo stesso può destinare esclusivamente a debellare virus come il coronavirus.

7.     Comorbilità

Altri fattori che costituiscono grandi cause di indebolimento del sistema immunitario di fronte all’attacco di virus (e del coronavirus) sono costituiti dalla presenza di altre patologie gravi. Dai risultati delle indagini descritti nei report epidemiologici riguardanti le persone che hanno avuto l’infezione da Covid-19 è emerso che coloro che hanno avuto i problemi più gravi, cioè problemi respiratori che hanno portato al decesso, erano perlopiù affetti da una o più patologie gravi. Per questo motivo possiamo dire che il Covid-19 è una delle condizioni che hanno condotto alla morte ma non è la causa responsabile. Su un campione di circa 1000 persone, il 50% è risultato essere affetto da 3 o più patologie gravi, il 25% circa da 2 patologie gravi, il 23% circa da 1 sola altra patologia e solo il 2% è risultato affetto unicamente da Covid-19. C’è da dire inoltre che il 2% è all’incirca la stessa percentuale a cui ammontano i decessi annualmente causati dall’influenza. Questo ci deve far capire che meno è compromesso il sistema immunitario, meno è appesantito dal dover combattere cronicamente altre patologie, più sarà in grado di combattere attacchi massivi di un nuovo virus come quello del Covid-19. In altri termini, se andiamo a prevenire possibilmente l’insorgere di altre patologie, come per esempio l’obesità, il sistema immunitario si mantiene più forte e la persona sarà meno soggetta ad ammalarsi e risponderà meglio al virus. Di fatto ci si ammala di meno, o si risponderà meglio al virus, se andiamo ad agire per ridurre preventivamente i fattori concausa della malattia.

Cause di abbassamento

del sistema immunitario intestinale

Come detto, nell’intestino si produce una barriera fisica importante agli attacchi virali, ovvero il muco. Inoltre è lì che vengono prodotti ormoni e sostanze che vanno a combattere direttamente virus e batteri. Per converso, ovviamente, come testimoniato anche da numerosi articoli comparsi recentemente sulla rivista scientifica PubMed, se lasciamo indebolire il sistema immunitario intestinale saremo più soggetti ad ammalarci. Pensare che l’intestino sia unicamente un cestino dell’immondizia è fuorviante oltre che riduttivo, perché l’intestino (detto anche il nostro secondo cervello) è un sistema sofisticato che consente l’assorbimento degli alimenti ed è la sede di produzione di importanti ormoni e neurotrasmettitori che ci aiutano sia per il benessere psicofisico (ad esempio vedasi la produzione di triptofano e serotonina) oltre ad altre sostanze con funzione propriamente antibiotica e antivirale.

La prima causa di abbassamento del sistema immunitario intestinale è la perdita dell’eubiosi. L’eubiosi è la condizione in cui la popolazione batterica buona è corretta per tipologia e numero. In sostanza un intestino che funziona bene è un intestino che contiene diverse tipologie di batteri e in numero adeguato tale da consentire loro di espletare le funzioni a cui sono dedicati. Cause di alterazione dell’eubiosi intestinale possono essere l’uso sconsiderato di farmaci, di antibiotici, di antinfiammatori, il cambio repentino di luoghi (tipica diarrea o stipsi del viaggiatore), la perdita della giusta quantità di muco intestinale, la perdita dell’impermeabilizzazione intestinale e tutti quei fattori che purtroppo fanno sì che le cellule dell’intestino non si interfaccino in maniera corretta tra di loro per cui una serie di tossine rientrano nel torrente circolatorio.

Altre cause di indebolimento del sistema immunitario intestinale sono cause fisiche come ad esempio un’occlusione, o l’utilizzo sconsiderato di caffè o di latte che creano una serie di reazioni nell’intestino che apparentemente ne stimolano la funzione ma in realtà per esempio il caffè svolge un’azione abrasiva che a lungo andare indebolisce l’intestino.

Altra causa è una insufficiente “tonicità” della muscolatura intestinale data dalla sedentarietà. Se passiamo troppo tempo seduti ad esempio, accade che anche la muscolatura intestinale si impigrisce perché l’intestino per funzionare ha bisogno di sollecitazioni. Al contrario se per esempio appena svegli facciamo una camminata, o una corsetta, o qualche minuto di saltelli, è molto più probabile che nell’arco della mattinata andiamo in bagno. In questi casi è ovvio che la stimolazione della muscolatura intestinale non è diretta, ma il movimento del corpo, per una serie di motivi diretti e indiretti, facilità l’attività intestinale.

Una questione collegata a questa è la cosiddetta “perdita dell’orologio intestinale”. Cosa significa? L’intestino è collegato alla parte del cervello più antica, quello che viene chiamato il cervello rettile, che geneticamente si forma per primo e che è deputato alle reazioni che salvano o preservano la vita. Questo aspetto è molto importante perché si tratta di una parte del cervello che funziona con automatismo. E come facciamo ad aiutare l’automatismo? Con la semplice ripetizione da intendersi come creazione di un’abitudine che rispetta tempi abbastanza precisi. Andare in bagno volontariamente sempre all’incirca alla stessa ora del mattino o del pomeriggio è importante perché fa sì che questa abitudine venga riconosciuta come automatismo dall’intestino, che ad un certo punto sarà lui a riproporti lo stimolo più o meno allo stesso orario. Se andiamo a perdere questa abitudine, questo orologio intestinale, il nostro sistema immunitario si indebolisce nella sua funzione eliminatoria delle tossine che quindi, ristagnando di più al suo interno, tenderanno nuovamente a rientrare nella circolazione sanguigna, costringendo il corpo a fare uno sforzo enorme per eliminarle.

Spero davvero che questo articolo ti sia stato utile per avere una visione sistemica dell’importanza di mantenere sano e forte il tuo sistema immunitario. Fatti delle domande sulla tua condizione e se vuoi approfondire contattami!

31 Lugio 2020


COVID-19: perché qualcuno si ammala e qualcun altro no?

Sembrava impossibile, eppure diversamente da ciò che credevamo all’inizio, il virus COVID-19 si è diffuso in modo molto rapido e silenzioso, portando con sé paura e morte. Un virus letale ben oltre le aspettative.

La complessità e la vastità dell'argomento sono tali da rendere impossibile l’approfondimento corretto delle sue molteplici sfaccettature. In questo contesto quindi, il mio scopo è quello di offrire uno spunto di riflessione consapevole, che vada oltre il processo mediatico sui comportamenti tenuti e gli errori commessi.

Se è vero che quando ci si ammala di una patologia oppure quando ci si trova coinvolti in un periodo  stressante come questo, le prime domande che ci poniamo sono “ma perchè proprio a me? E perché proprio adesso?”, proveremo ad analizzare alcuni dati a nostra disposizione dal punto di vista dell’educazione alla riduzione del rischio.

Sicuramente tra tutte le linee guida e le strategie possibili, la prima è quella che agisce in via preventiva, ovvero volta a ridurre il contagio con l’agente patogeno.

Non può essere dimenticata tuttavia l’attuazione di un piano che metta al centro l’individuo stesso e le sue “reali” capacità di reagire verso “l’attacco nemico”, capacità dalle quali può dipendere l’andamento della malattia stessa.

Se così non fosse, dopo avere incontrato il virus ci ammaleremmo tutti nello stesso modo, svilupperemmo lo stesso quadro sintomatologico e, di fronte a una terapia, potremmo stare sicuri di avere risultati simili.

Quando purtroppo un essere umano muore, la nostra mente si interroga subito sulla causa, ma in realtà sarebbe buona norma sviluppare una visione sistemica.

Che cosa è un rischio?

Nella sua definizione più semplice è la possibilità che si verifichi una perdita, un danno o una ingiuria grave.

In questa definizione sono altresì inclusi:

- il significato di probabilità di un evento

- il significato di severità dell’evento

La corretta classificazione di un rischio è quindi bidimensionale, può essere pertanto coniugato in relazione alla sua frequenza, con sfumature intermedie  a un range che spazia da molto a poco probabile, o in relazione all’aspetto qualitativo, da molto severo fino a un danno leggero.

Ciò che contraddistingue il fattore di rischio dalla causa di malattia è che esso non è unico, o specifico o indispensabile, mentre la causa di malattia è unica, specifica, sufficiente, indispensabile.

Non sempre fa paura ciò che è più pericoloso. La nostra percezione spesso si basa su dati molto soggettivi. Esistono rischi che tendiamo  a sottovalutare e che invece hanno gravi conseguenze per la salute, come ad esempio la tendenza a considerare poco dannoso tutto ciò che sia piccolo o invisibile a occhio nudo, ma la realtà ci sta dimostrando ben altro.

Come può accadere una cosa simile?

Gli esperti di comunicazione del rischio sono alla ricerca di una soluzione basata sull'informazione e, allo stesso tempo, tutti noi sappiamo che ciò che crediamo giusto fare o meno, non dipende unicamente dal livello di informazione.

Siamo esseri umani e mi domando: chi tra noi potrebbe affermare di non lasciarsi influenzare seppur in minima parte dall’umore, dalle credenze, dalle esperienze passate, dal proprio ideale di libertà e rispetto, e da altri fattori che a volte non ci fanno essere oggettivi né prudenti nei nostri comportamenti?

La nostra soggettività può ammalarci o salvaguardarci.

Secondo i dati epidemiologici estrapolati nell’ultimo Report disponibile ad opera dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS),

il tasso di letalità del COVID-19 è attestato al 10% della popolazione, e alcuni fattori discriminanti sono l’età, la comorbilità, e il sesso.

Cosa è la letalità?

Si definisce letalità “il rapporto tra il numero di coloro che muoiono per una data malattia e il numero di coloro che ne sono affetti”.

L’osservazione attenta e critica di alcuni dati può far luce su come possiamo ridurre il rischio di ammalarci o di ncorrere nelle conseguenze più gravi, secondarie alla situazione nel suo complesso. In altre parola mi sto riferendo sia a chi purtroppo muore per il COVID-19, sia a chi muore per complicanze di altre patologie croniche compresenti.

Dai report epidemiologici si è appurato che circa il 60 % delle persone decedute erano uomini e il 40%  erano donne.

L’età media per l’uomo era 78 anni e per la donna era 82.

È necessario dunque che ognuno di noi si interroghi responsabilmente sul perché il sesso femminile sia quello che ad oggi ha reagito meglio alla diffusione dell’infezione da coronavirus.

Per quanto riguarda invece l’età media del decesso, credo fortemente che il dato epidemiologico debba servire per rivalutare come poter attuare strategie che siano focalizzate a preservare  meglio la vita delle fasce di età più sensibili, perchè la risposta a un evento così unico non può seguire solo degli standard precostituiti, ma deve essere anche flessibile e dinamica, e in certo modo “audace” per direzionarsi rapidamente verso l’esigenza del momento.

Un altro fattore di rischio discriminante nella letalità è stata la comorbilità, ovvero la presenza di ogni altra patologia distinta preesistente o coesistente rispetto alla malattia “indice”, in questo caso l’infezione da coronavirus, ovvero alla malattia che determina un peggioramento dello stato di salute in un individuo, e/o l’evento acuto o la malattia che ne condiziona maggiormente la prognosi.

Analizzando il referto delle comorbilità presenti sulle schede anamnestiche dei pazienti si è constatato che a incidere fortemente sul tasso di letalità è stata la presenza di almeno 3 patologie contemporaneamente.

La tabella riporta che solo il 2 % dei pazienti è morto affetto dalla unica patologia virale, mentre almeno il 60% era iperteso e contemporaneamente almeno il 30% si curava per diabete mellito di tipo 2, e questo dato a mio personale avviso può darci utili spunti di osservazione.

Purtroppo quasi tutte le persone soffrivano di malattie gravi e presenti da tempo, verosimilmente da anni.

Da questo si desume che, la nostra risposta all’infezione non sia solo determinata dall’aggressore, ma anche dalla capacità del nostro organismo di far fronte al “nemico”.

Quest’ultima, come accennato poco fa, è condizionata anche dalla presenza concomitante del diabete mellito di tipo 2, una malattia caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue più alti del normale.

Riporto testuali parole scritte all’interno dei Quaderni del Ministero della Salute in merito all'appropriatezza clinica, strutturale, tecnologica ed operativa per la prevenzione, diagnosi e terapia del diabete mellito:

“secondo il rapporto del 2002 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), esistono alcuni fattori di rischio in grado di influenzare concretamente e in modo negativo la durata della vita di un uomo. Alcuni di questi fattori di rischio derivano da comportamenti del soggetto come l’abitudine di fumare, altri come ad esempio ipertensione ed ipercolesterolemia, possono avere una componente genetica. Da queste considerazioni si deduce che ha un corretto stile di vita chi non fuma, non beve abitualmente alcolici, non fa uso di droghe e/o di sostanze stupefacenti, non è in sovrappeso, non fa una vita sedentaria, segue un'alimentazione mediterranea. Allo stato attuale è scientificamente provato, il ruolo fondamentale della dieta mediterranea sulla durata e sulla qualità della vita”.

A questo proposito, vorrei ricordare che per dieta mediterranea non si intende l’uso quotidiano di pasta di farina bianca raffinata ad alto indice glicemico, né di pizza, focaccia e panini, o di salumi e formaggi.

Alla luce di tutto questo possiamo dire che probabilmente, chi non rispetta le scelte di comportamento elencate precedentemente, incorre in un rischio maggiore di sviluppare la malattia diabetica, e di reagire in maniera meno efficace alla maggioranza dei patogeni, tra questi anche il COVID-19.

Un ultimo fattore discriminante, che non deve essere dimenticato né sottovalutato, è la qualità dell’immunocompetenza messa in atto dal nostro sistema immunitario.

Come afferma il noto virologo Luc  Montaigner, premio Nobel 2008 per la scoperta del virus HIV ( AIDS), “una strategia realistica è fornire al nostro organismo anche quelle molecole che la scienza ha dimostrato essere capaci nel potenziamento diretto del sistema immunitario”.

Il noto virologo si riferisce ad una adeguata integrazione delle vitamine D, A, C, E, B6, B12, di glutatione, papaia fermentata, ferro, selenio, aminoacidi come arginina e glutammina, acidi grassi omega 3, oltre che al focus sulla salute del microbioma, la comunità microbica intestinale che è direttamente co-responsabile della immunità.

Quanto affermato da Montaigner, ha trovato riscontro negli studi scientifici riconosciuti a livello internazionale come Pubmed, banca autorevole di dati biomedici consultabile gratuitamente. 

In conclusione quindi non possiamo essere solo spettatori passivi, c’è molto che possiamo fare, adesso lo sappiamo.

26 giugno 2020


Sarò INTOLLERANTE?

Non riesco a dimagrire

 Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che se hai problemi a dimagrire potresti avere un problema di intolleranze alimentari e forse anche a te è successo di osservarne!

Infatti capita sempre più spesso che persone arrivino a questa conclusione anche da sole, dopo avere tentato invano una o più diete.

Ma cosa c’è di vero in questa credenza?

Alla maggior parte di noi infatti rimane del tutto sconosciuto il collegamento, perciò è proprio questo che ti sto per svelare.

Forse quello che ti sto per raccontare ti stupirà, ma la verità è sempre la stessa: se vuoi essere magro e in forma, devi prenderti cura del tuo intestino!

Sono certa che molti pensano a quest’organo come un semplice “serbatoio” di rifiuti organici, ma non è affatto così.

L’intestino è il nostro primo cervello, sì hai capito bene!

Lo avresti mai detto che contiene circa 1,3 kg di cellule nervose?

È deputato a molte funzioni tra le quali l’assorbimento dei principi nutritivi da ciò che abbiamo ingerito e la regolazione del nostro umore, in quanto produce il 95 % della serotonina, chiamata anche l’ormone del benessere.

Una grande verità da comprendere pienamente è che in questi ultimi decenni, gli organi emuntori come l’intestino sono messi a dura prova  quotidianamente.

Ma quanti e quali sono i fattori esterni ed interni che li affaticano giungendo ad “ingolfarli”?

Lascia che ti spieghi prima cosa succede nelle intolleranze alimentari, e capirai perchè non sempre sia facile accorgersi che siamo diventati affetti da questa problematica.

Nelle intolleranze alimentari si verifica una reazione dell’intestino a certi cibi, che di solito sono quelli che assumiamo più spesso.

Le intolleranze alimentari sono pertanto una reazione lenta, cronica e inizialmente silente dell’intestino che non tollera più l’ingestione ripetitiva di alcune pietanze, indipendentemente dalla quantità.

Sono davvero in molti a credere che anche se risultati positivi al test, non manifesteranno i fastidiosi sintomi se eviteranno di mangiare grosse quantità del cibo chiamato in causa, tuttavia mi dispiace deluderti, ma una volta instaurata questa reazione, essa insorgerà sia per una piccola quantità che in caso di abbuffata!

Intolleranza o allergia?

Prima di andare oltre è importante chiarire subito che intolleranza e allergia sono due cose molto diverse.

Allora se non sei allergico, potresti essere intollerante e viceversa?

La risposta è sì e adesso mi spiego meglio.

Mentre le allergie sono in ultima analisi delle reazioni improvvise e acute a determinate sostanze chiamate “allergeni”,  nelle intolleranze  la reazione acuta non avviene!

L’allergia consiste infatti in una reazione dell’organismo attraverso il “mezzo” sangue, contenente anticorpi denominati IgE: quando essi incontrano le sostanze chiamate genericamente allergeni, si realizzano delle reazioni violente, acute, che possono anche mettere a rischio di morte.

Le sostanze chiamate in causa possono essere presenti in pollini, profumi, polveri, vaccini, ma anche in alcuni cibi, come latte, uova, crostacei e molluschi, frutti di bosco, pomodori, banane, kiwi.

Diversamente nelle intolleranze non c’è una produzione di anticorpi, ma lentamente l’intestino diventa incapace di gestire alcuni costituenti di cibi che ingeriamo troppo frequentemente, più o meno 3 volte a settimana per qualche mese.

Ad un certo punto tutto si blocca e l’intestino o gli altri organi si ribellano perchè non riescono più a svolgere le proprie funzioni.

A proposito, lo sapevi che l’intestino è collegato col fegato, la cistifellea, il rene, lo stomaco, la pelle, il polmone ed il tessuto connettivo?

Questo spiega perché quando si creano degli ingorghi tossinici o dei blocchi nei vari organi, questi possono portare a conseguenze anche sugli altri, ad esempio una difficoltà ed affaticamento epatico possono ripercuotersi anche a livello della pelle o delle mucose, oppure un affaticamento intestinale può produrre effetti anche sulla pelle.

Adesso non sarà difficile comprendere perchè quando sei intollerante, se sei fortunato avrai sintomi collegati all’apparato gastrointestinale, come ad esempio colon irritabile, stipsi, diarrea, coliche, gas intestinale, nausea, vomito

Quali sono i sintomi più comuni delle intolleranze?

Afte, artrite, asma, cefalea, dolori muscolari,

dimagrimento o ingrassamento eccessivi e improvvisi, sinusite, acne, cellulite, eczema, dermatite atopica, orticaria, ansia, depressione, ritenzione di liquidi, disturbi del sonno, sindrome premestruale, stanchezza cronica.

Quando si fa il test sulle intolleranze?

La maggior parte delle persone esegue un test per le intolleranze quando non riesce a dimagrire.

Sì, l’aumento di peso veloce sull’ago della bilancia è la prima motivazione che fa scattare l’allarme.

La buona notizia c’è e si riassume con la realizzazione che, mentre se hai un’ allergia non guarisci mai definitivamente, dalle intolleranze puoi liberarti in qualche mese di costanza ed impegno.

Come si procede quando si vuol sapere se si è intolleranti o meno?

Prima compili un questionario che indaga le tue abitudini alimentari, poi fissi l’appuntamento in studio con il medico che eseguirà il test.

Esistono diversi tipi di test, ad esempio sul sangue, oppure test “elettrici” come il Vega ed EAV.

Attualmente io prediligo l’ultimo, che in modo indolore e sfruttando la capacità del nostro corpo di lasciarsi attraversare da correnti di diversa intensità reagendo diversamente, riesce a individuare quando un alimento è diventato tossico per il nostro intestino.

Nonostante ormai sia una problematica molto diffusa si commettono a mio avviso molte “leggerezze” nell’approccio terapeutico, e proprio per questo  te le riassumo qui sotto.

La vera terapia risolutiva deve quasi sempre essere seguita per un periodo di almeno 5/ 6 mesi, tempo necessario all’organismo per rimettersi davvero in uno stato di equilibrio ed omeostasi, ma fai attenzione perchè durante questi mesi dovrai sostanzialmente seguire una strategia mirata, focalizzata su due step.

Step 1: un’alimentazione quotidiana o stile alimentare che preveda la sostituzione degli alimenti intolleranti secondo un metodo chiamato “a rotazione”. Non si tratta quindi di una dieta ipocalorica bensì di una dieta scelta.

Step 2: un approccio detox verso uno o più organi emuntori, tra i quali consideriamo l’intestino, e allo stesso tempo il recupero di tutte le principali funzioni intestinali che vengono perse in toto o in parte quando si verifica l’intolleranza.

Si deve procedere quindi al ripristino della corretta eubiosi intestinale, e della impermeabilità dell’intestino alle tossine e tutto questo deve essere svolto in modo specifico da paziente a paziente, pertanto io consiglio quasi  sempre un esame attento delle feci, che consente di capire come è composta esattamente la flora batterica intestinale e quali patogeni la stanno alterando a tutti i livelli.

Se ciò che hai letto ti ha incuriosito, ti aspetto nel prossimo articolo in cui andremo ad approfondire la strategia terapeutica mirata per la risoluzione definitiva dell’intolleranza!

31 ottobre 2019


Come bruciare il grasso fin dai primi giorni con la Dieta chetogenica!

 Ti sei mai reso conto che uno degli interrogativi più grandi da risolvere in un dimagrimento è dimagrire proprio dove vuoi tu?

Probabilmente ti sarà già successo di perdere magari 4-5-6 kg e risultare poi insoddisfatto perché proprio sull’addome, sui fianchi e nelle cosce il peso non è cambiato.

Questa è la scomoda realtà che si trova ad affrontare la maggior parte di noi quando decide di dimagrire.

Infatti una delle domande più frequenti che mi rivolgono i miei pazienti in studio, soprattutto durante il primo appuntamento è: c’è un modo per eliminare fin dai primi giorni il grasso addominale, le “maniglie dell’amore”, e la fastidiosa sensazione delle cosce che si sfregano mentre cammino?

Se sei una donna potresti averlo provato anche tu e quindi sai a che cosa mi riferisco, mentre se sei un uomo con un po’ di pancetta, probabilmente ti sarà capitato di decidere di indossare una maglia più larga o di portarla comunque fuori dai pantaloni, nel tentativo di nascondere la pancetta o le “maniglie dell’amore”.

Ebbene, oggi a tutto questo c’è una risposta, una risposta fisiologica, ovvero che rispetta totalmente il funzionamento del tuo organismo, ed è il metodo della Dieta chetogenica.

Che cosa significa Dieta Chetogenica?
Si tratta di una dieta a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di grassi.
Pensa che, mentre segui questa dieta, il 70% dell'apporto calorico giornaliero proviene dai grassi, il 25% dalle proteine e solo il 5% dai carboidrati.
Perché questo? Perché normalmente il corpo usa gli zuccheri contenuti nei carboidrati per trasformarli in energia, non usando mai come fonte i grassi.
Diminuendo invece l'apporto di carboidrati e aumentando quello dei grassi, ovviamente il corpo deve "pescare" da lì, favorendo il dimagrimento.
Questo processo forza il corpo a entrare in stato di chetosi, da cui il nome della dieta.

Come già precedentemente ti ho ricordato, se hai già provato a seguire una dieta, ti sarai reso conto che il dimagrimento è legato soprattutto alla perdita di liquidi e solo dopo molti sforzi avverrà la perdita di grassi. Per quanto riguarda poi la perdita muscolare non ne parliamo neanche, si tratta proprio di un errore terapeutico. 

Invece la magia che accade in questo tipo di dieta si concretizza nella perdita reale di grasso fin dalla prima settimana, senza che tu debba neppure pesare gli alimenti.

Se stai pensando che come in tutte le altre diete ti sentirai più stanco, più spossato, più affaticato, puoi dormire tra due guanciali, perché non appena i corpi chetonici si inizieranno a produrre, non solo inibiranno il centro della fame a livello cerebrale, ma ti faranno percepire una maggior forza fisica e una migliore capacità di concentrazione, consentendoti di mantenere la stessa efficienza sia a lavoro che nelle attività sportive.

Ricapitolando quanto detto fino adesso, ad esempio, se hai un po’ di pancetta, con questo metodo non vai a dimagrire prima in viso o nelle gambe ma riesci ad aggredire subito il grasso addominale.  

Quindi la Dieta Chetogenica offre una possibilità che altre diete non riescono a dare!

La dieta iperproteica, ad esempio, è una dieta ad alto contenuto di proteine e un’alimentazione di questo tipo non è quello che si dice una alimentazione “funzionale” per il corpo, infatti può indurre una serie di problematiche, come ad esempio affaticamento epatico e renale.

Durante la Dieta Chetogenica questo non avviene. 

“Questa dieta appesantisce il fegato!” NO!

Facciamo chiarezza

Durante la Dieta Chetogenica è normale che il fegato, come altri organi emuntori, andranno a lavorare di più per smaltire il grasso in eccesso, perciò, per evitare che si appesantisca, occorrerà semplicemente pulirlo di più e più velocemente.

Lascia che mi spieghi meglio.

Ogni volta che tu cambi le tue abitudini alimentari c’è sempre una fase di transizione che può appesantire l’organo coinvolto ed è per questo che è importante essere seguiti da un medico.

Il medico infatti deve dare sempre con questo protocollo alimentare delle indicazioni per drenare e detossificare gli organi emuntori, ovvero fegato, rene, intestino, sistema linfatico e sistema connettivale, proprio perché vengono fatti lavorare di più rispetto a ciò a cui sono abituati.

La chetosi è un processo fisiologico ma…

La chetosi entra in atto naturalmente quando nel corpo la quantità dei carboidrati introdotti si abbassa a un certo livello.   

Quando non esistevano determinati integratori per indurre la chetosi bisognava pesare tutto ed era una cosa molto stressante per chi la voleva fare.

Inoltre, per chi aveva una tentazione dolce o salata c’era solo una cosa da fare: rinunciare.

La chetosi è una fine regolazione, a tal punto che ti basta un bicchiere di vino o un frutto per bloccarla completamente.

Oggi, per fortuna, non è più necessario pesare gli alimenti ma basta assumere degli integratori (sotto forma di pasta, pane, biscotti, barrette, patatine, salatini) che grazie alla loro particolare composizione regolano i valori in modo da evitare gli sbalzi glicemici che interromperebbero la chetosi stessa.

Questo ovviamente aiuta molto. E un altro vantaggio è che, poiché quando si è in un percorso di dimagrimento ogni tanto è normale che venga voglia di mangiare delle cosiddette “schifezze” dolci o salate, gli integratori aiutano a calmare queste voglie, perché hanno un buon gusto, dolce o salato.

Come capisco che sono in chetosi?

Sintomi tollerati e mal tollerati.

Il corpo che brucia il grasso deve eliminare una quantità di tossine.

Le tossine si eliminano attraverso le feci, l’urina e l’alito.

Perciò l’alito di una persona che è in chetosi è un alito acetonico, perciò un po’ “pesante”.

Le feci possono essere più maleodoranti e l’urina, analizzandola, sarà più ricca di corpi chetonici, come puoi facilmente verificare da un semplice test che puoi eseguire da casa, ovvero il Ketur test. 

Durante il primo periodo di Dieta Chetogenica si possono verificare dei sintomi che magari danno fastidio, come un po’ di nausea o mal di testa, perché passando da un indice glicemico alto a uno basso si verificano questi che si dicono fenomeni di accomodamento.

Tuttavia basta un po’ di pazienza perché, essendo tutti fenomeni transitori, come sono arrivati spariranno.

Ricapitolando i vantaggi e gli svantaggi di questo metodo nutrizionale, a fronte di pochi e transitori fenomeni di adattamento, abbiamo moltissimi vantaggi immeditati e a lungo termine: 

  1. un rapido dimagrimento per lipolisi oppure rapido dimagrimento a livello addominale, dei fianchi (“maniglie dell’amore”) cosce e ginocchia;

  2. non è necessario pesare gli alimenti con la bilancia;

  3. puoi toglierti la voglia di dolce o salato assumendo gustosi integratori;

  4. un’ottima energia fisica e concentrazione mentale fin dai primi giorni della chetosi;

  5. inibizione del senso della fame;

  6. comodità e praticità visto che gli integratori da abbinare durante i pasti alle altre pietanze possono essere comodamente portati con te;

  7. un metodo scientifico approvato che è possibile seguire anche se sei diabetico.

Insomma se vuoi bruciare da subito i depositi di grasso sull'addome, fianchi, interno e esterno coscia, se vuoi dimagrire mangiando senza pesare, se vuoi sentirti energico fisicamente e mentalmente, se vuoi poter cedere a qualche tentazione dolce o salata, anche se sei a dieta, questo è il metodo che fa per te!


PANCIA PIATTA: Sai che chi ha un bell’addome piatto non solo è più sexy e intrigante, ma vive più a lungo?

 Ti guardi allo specchio e noti di avere un po’ più delle cosiddette “maniglie dell’amore”?

Magari con il caldo ti sei svestita un po’ di più ma quel vestitino che ti piaceva tanto inizia a starti un po’ stretto e non scende più bene come prima, oppure, se sei un maschietto, l’elastico dei calzoncini questa estate non stava bene né su e né giù?

Insomma, se non ne puoi più di lasciare la camicia fuori dai pantaloni per nascondere la pancia,

se hai deciso di dire basta alla vergogna che potresti provare in intimo o in costume, allora devi leggere questo articolo fino alla fine!

Ho puntato immediatamente sul lato estetico perché immagino che probabilmente sia la prima cosa che pensi in merito all’argomento pancia piatta, ma risolvere il disagio dell’adiposità localizzata su addome e fianchi è prima di tutto una questione di salute (per esempio il grasso addominale e sui fianchi è il vero responsabile dell’aumentato rischio di incidente cardiovascolare di mezza età) e onestamente non è mai stato semplice (se te lo hanno detto ti hanno preso in giro).

Ma andiamo per ordine.

Per realizzare il tuo desiderio di avere una pancia piatta, devi conoscere:

1.      I passi da fare

2.     Seguirli uno ad uno

So perfettamente che forse in questo periodo dell’anno potresti esserti lasciato andare un po’ di più, complici le vacanze estive.

Magari eri pieno di buoni propositi di muoverti di più, di fare sport, o anche solo delle belle camminate, ma poi hai finito per stare tutto il giorno sul lettino in spiaggia oppure in qualche comodo resort di montagna sorseggiando drink e gustando ottimo cibo (molto calorico).

Se è così non colpevolizzarti, si è trattato di un periodo circoscritto quindi non è così grave, ma adesso è il momento di ripartire.

Allora cosa fare per ritrovare la forma perfetta e conquistare una bella pancia piatta? 

1.     Sbloccare il metabolismo

2.     Attivare un processo di drenaggio e detossificazione degli organi emuntori

3.     Abituare il tuo organismo a bruciare di più ogni giorno

4.     Educare la tua percezione del senso di sazietà

5.     Limitare l’assorbimento di zuccheri e mantenere il carico glicemico su determinati livelli

6.     Trovare o mantenere una buona funzionalità tiroidea

7.     Mantenere i tessuti periferici sensibili all’insulina

8.     Imparare una postura corretta del corpo

9.     Scegliere e praticare il giusto allenamento

10.  Assumere l’identità di chi ha la pancia piatta

11.  Seguire un protocollo mirato di azioni “fai da te”

12.  Seguire un piano terapeutico in studio medico

 In questo momento non posso approfondirli tutti, lo farò in articoli successivi, ma intanto lascia che ti indichi qualche strategia per accelerare il tuo metabolismo (e quindi bruciare più Kcal giornaliere).

Innanzitutto, la prima cosa da fare è controllare la tua tiroide.
Se la tiroide funziona poco o male, la quantità di Kcal che tu riesci a bruciare durante l’arco della giornata è inferiore al normale, quindi il metabolismo rallenta e tu ingrassi più facilmente, anche nella parte dell’addome.

Le cause per cui la tiroide può funzionare in misura ridotta sono davvero molte ma la più frequente è l’ipotiroidismo primitivo da tiroidite di Hashimoto, una patologia che si manifesta più frequentemente nelle donne e che presenta una predisposizione familiare.

Sostanzialmente in questo caso accade che, a causa di un errore del sistema immunitario, la tiroide viene considerata come “estranea all’organismo”, perciò viene attaccata dal sistema immunitario, creando una infiammazione cronica che porta la tiroide a funzionare meno.

Altre cause di ipotiroidismo sono legate a terapie farmacologiche (antiaritmici, antidepressivi, antivirali) per questo bisogna saper fare una diagnosi differenziale.

Alcuni sintomi di un malfunzionamento della tiroide possono apparire anche molto sfumati e sono ad esempio:

-       Stanchezza

-       facile affaticabilità

-       riduzione della memoria e dell'attenzione

- aumento di peso (3-5 Kg)

-       gonfiore del volto

-       freddolosità

-       pelle secca di colorito giallastro

-       caduta dei capelli

-       stitichezza

-       mestruazioni più frequenti e abbondanti

-       talvolta diminuzione della libido

-       nelle donne in post menopausa depressione

-       problemi cardiaci

-       aumento del colesterolo LDL "cattivo"

-       talvolta anemia da inadeguato assorbimento del ferro alimentare.

Dunque come possiamo aumentare l’attività della tiroide?
Alcuni studi hanno evidenziato ad esempio una stretta relazione tra alimentazione e funzionalità tiroidea.
Perciò attenzione a cosa mangi ma evita di andare troppo al di sotto del fabbisogno calorico giornaliero.

Ti dico questo perché quando ti metti a dieta inizialmente il corpo risponde bene, perdi peso, ma poi… ti fermi.
Questo accade perché il nostro metabolismo percepisce l’astinenza forzata e inizia a rallentare i suoi processi, insomma ti fa vivere consumando meno kcal giornaliere.

Ecco quindi alcuni suggerimenti utili per aiutare la tiroide attraverso il tuo modo di alimentarti:

1.     utilizza aceto di vino derivato dalla fermentazione acetica di vini di ottima qualità, come stimolante dei succhi gastrici

2.     assumi l’enzima papaina contenuto nella papaya

3.     assumi più possibile tè verde, che aumenta la durata d’azione dell’adrenalina

4.     assumi alimenti contenenti cromo, un micronutriente presente in tracce nel nostro organismo, che si lega all’insulina e quindi favorisce indirettamente azioni come il mantenimento di un adeguato tasso di zuccheri nel sangue e la stimolazione della sintesi del glicogeno, della lipolisi e delle difese immunitarie. Lo trovi in alcuni tipi di pesce, nei crostacei, nelle uova, nei cereali, nei datteri, nei funghi, nei pomodori, nei broccoli, nelle noci, nelle nocciole, nel lievito di birra ecc.

Ovviamente ricordati di conciliare questi miei consigli con l’eventuale presenza di intolleranze o allergie alimentari, mi raccomando. Di questo parleremo in maniera approfondita prossimamente.

E poi… sai che anche il nostro modo di mangiare incide sul metabolismo?

Ecco allora 3 modi di mangiare utili ad accelerare il metabolismo.


1. Mangia lentamente: la prima digestione avviene in bocca.  Se mangi troppo velocemente, infatti, non mastichi correttamente i cibi, ingoi aria e vai incontro a difficoltà digestive maggiori. In più assimili peggio gli alimenti e tendi a gonfiarti e a ingrassare.

2. Mangia poco e spesso: soprattutto per spezzare la fame tra un pasto e l’altro sgranocchia verdure. Questo ti aiuta a tenerti in forma, sollecitando il metabolismo e tenendo a bada il senso di fame.


3. Mangia in modo vario: di tutto e nel giusto equilibrio previsto dalla piramide alimentare della dieta mediterranea, distribuendo correttamente i pasti in 5 piccole porzioni giornaliere.

Altri accorgimenti utili per stimolare il metabolismo sono inoltre quello di introdurre una proporzione leggermente aumentata di proteine (ma non per periodi prolungati) e soprattutto quello di variare di 300-500 calorie ogni giorno il tuo apporto calorico. In questo modo si “spiazza” il metabolismo che si adatta con maggiore difficoltà a un regime ipocalorico.

L‘assunzione di proteine garantisce una crescita e un mantenimento dei tessuti magri che influenzano positivamente il metabolismo basale, se associata a un po’ di attività fisica.

Eh sì, il consiglio è quello di svolgere attività fisica di tipo aerobico per 45-60 minuti consecutivi 2 o 3 volte a settimana, ma attenzione a non esagerare se non sei un tipo già allenato. Inizia per gradi, mi raccomando!
Allora ecco cosa puoi iniziare a fare subito:

1.     fissa un esame di controllo della funzionalità tiroidea

2.     riempi il carrello della spesa con alimenti che aiutano il tuo metabolismo a funzionare meglio

3.     metti a calendario almeno 40 minuti di attività fisica per due o tre volte a settimana, facendo attenzione a non esagerare, ma iniziando comunque a muovere il corpo in maniera diversa dal solito

4.     Se hai dubbi, domande, o vuoi approfondire, scrivimi una e-mail all’indirizzo info@studimediciama.it oppure chiama in Studio per una consulenza online personalizzata GRATIS della durata di 15 minuti direttamente con me: tel  0574 056 439 - cell Segreteria 392 2812075 (Lunedì h 9,00/13,00 dal Martedì al Venerdì h 10,00/20,00)

 Ciao, a presto!

9 settembre 2019


LA STIPSI DEL VIAGGATORE

Sei appena rientrato dalle vacanze e hai avuto questo fastidioso problema come ogni anno? Perché continuare a rovinarsi le vacanze?

Le persone che soffrono di stipsi acuta del viaggiatore sono davvero molte e sono perfino abituate a pensare che sia normale, che sia “una cosa che ci dobbiamo tenere”, ma non è così.

Soffrire di stipsi in viaggio non è certamente una cosa che ci fa stare tranquilli, ma anzi ci mette a spesso a disagio, abbiamo l’impressione che gli altri ci guardino e se ne accorgano, la bilancia ogni volta che ci pesiamo sposta sempre più l’ago verso destra e soprattutto non ci godiamo pienamente i momenti di svago con gli amici e i nostri cari. Non è forse così?

La stipsi, che si caratterizza per essere una difficoltà o assenza di evacuazione delle feci per diversi giorni, colpisce molte persone e ha causa diverse, di tipo fisiologico, ormonale, psicologico, alimentare (errori nell’abbinamento dei cibi) oppure può scaturire anche da terapie antibiotiche, gastroenteriti, fecalomi, abuso di lassativi e mal gestione dello stress.

Oggi approfondiamo la stipsi acuta ma molte persone, soprattutto donne, ne soffrono costantemente, per tutto il corso della vita, e questa cosa non è certo da sottovalutare perché ad esempio il tumore all’intestino è ancora uno dei più frequenti soprattutto tra le donne superata una certa età.

Naturalmente i consigli che ti darò oggi non escludono la necessità di un colloquio con il tuo medico, e allo stesso tempo troverai interessante ciò che stai per leggere.

Intanto, come mai quando si viaggia, quando siamo in vacanza e dovremmo essere più sereni e rilassati, la stitichezza spesso attacca il nostro intestino?

Semplificando al massimo il ragionamento ti dico subito che da una parte del nostro cervello, cosiddetto cervello rettile, tutto ciò che rappresenta un cambiamento viene vissuto come una interferenza che, se addizionata ad altri fattori e concause, scatena la problematica.

Tra le cause ormonali, che non sono quasi mai acute, bisogna ricondurre l’ipotiroidismo (se vuoi approfondire ho scritto un articolo su questo la scorsa settimana, vallo a leggere scorrendo in alto questa pagina).

L’ipotiroidismo è la condizione in cui la tiroide smette di produrre alcuni ormoni andando a rallentare il tuo metabolismo.

Anche altri disturbi come la gastrite ad esempio possono interferire sul transito intestinale, oppure la disidratazione, per cui le feci diventano troppo solide e secche e quindi difficili da espellere.

Inoltre questo accade anche se non viene prodotta una buona quantità di bile: lo avresti mai detto che anche la nostra cistifellea aiuta la digestione die cibi grassi andando ad aiutare il transito intestinale?

Quando invece ti accenno alla stipsi causata da una cattiva gestione dello stress alludo al fatto che non stia dando il giusto ritmo alle tue funzioni intestinali, ma allo stesso tempo pretenderesti che lui fosse puntuale con te nonostante che tu non lo stia abituando a questo.

Il tuo intestino ha bisogno di orari il più possibile regolari, necessità di adeguata preparazione e soprattutto occorre che tu ti dia il permesso di lasciar andare le tue emozioni: in psicosomatica trattenere le feci significa trattenere le tue emozioni, e questo ti fa implodere.

Un’altra cosa che devi sempre ricordare è che dopo qualunque terapia antibiotica, fatta anche per un altro distretto che non quello intestinale, devi sempre recuperare una corretta flora batterica, fornendo batteri simbionti umani nelle corrette quantità e tipologie, assumendo prebiotici (non probiotici) ovvero frutto oligosaccaridi.

Forse non ne hai mai sentito parlare e chissà quante volte anche tu, come me, avrai confuso un po’ i significati che invece sono differenti.

I probiotici sono i batteri che devono essere vivi nel nostro intestino, mentre i prebiotici costituiscono nutrimento per i batteri, ovvero ciò che permette loro di attecchire sulle pareti intestinali anziché morire. E non ti preoccupare adesso perché approfondiremo queste differenze in un successivo appuntamento.

Adesso voglio darti una check list di soluzioni per la stipsi e tieni a mente fin da subito l’utilità di ricorrere a terapie prescritte con ricetta medica a cui accennerò.

Ecco dunque alcune azioni concrete per contrastare fenomeni di stipsi acuta del viaggiatore

1.     Assicurati di assumere più acqua, meglio calda o tiepida, in modo da stimolare la muscolatura intestinale a eseguire i movimenti che favoriscono la prosecuzione delle feci lungo l’intestino;

2.     Abituati a usare nella tua alimentazione almeno 1 limone nostrano o bio, oppure 2 lime al giorno, senza preoccuparti della presunta azione astringente;

3.     Assumi frutta a stomaco vuoto, possibilmente un tipo per volta: inizia per esempio con un infuso o acqua calda, prosegui con 2 kiwi, una manicata di ciliegie, una pera o mela cotogna cruda o cotta, 4 albicocche, 3 fette di ananas;

4.     Decidi l’orario in cui ti è più consono espellere le feci e cerca di mantenerlo per tutta la durata della vacanza;

5.     Abituati a “ponzare” in vari momenti della giornata anche se non devi andare in bagno, perché questo ti consente di allenare la tua muscolatura e rendendola più ricettiva agli stimoli consapevoli che le dai. Esegui almeno 30 movimenti consecutivi più volte al giorno, anche mentre svolgi altre attività come guidare, cucinare, parlare ecc.

6.     Evita di mischiare diversi ortaggi differenti come accade nelle cosiddette “insalatone”, perché spesso è meglio assumere un contorno di 200 gr di un solo tipo di ortaggio per volta, cambiandolo ad ogni pasto

7.     Assumi rafano nero, curcuma e zenzero nelle pietanze, cucinandoli in polvere o come estratti liquidi (il rafano nero estratto liquido dalle radici fresche ha una potente azione drenante, favorisce lo svuotamento intestinale e riduce il gonfiore);

8.     La sera o a pranzo puoi anche scegliere solo frutta se sei particolarmente stitico, assumendo 100 grammi di una tipologia unica (uva, pere, mele, prugne, fichi, ciliegie, albicocche, ananas) abbinata a 200 grammi di uno o due tipi di ortaggi ricchi di fibra;

9.     Tutte le sere prima di andare a dormire ammolla un cucchiaio da minestra di semi di lino in 250 ml di acqua alcalina. Al mattino bevi questa soluzione alternandola ad acqua calda.

10.  Evita lo zucchero bianco e sostituiscilo con miele di acacia non riscaldato;

11.  Evita farina bianca e riso bianco e sostituiscili con cereali integri in chicchi (avena, kamut, orzo, riso integrale, miglio, quinoa, grano saraceno);

12.  Smetti di usare lassativi, fallo in modo graduale e mentre stai ripopolando con probiotici e prebiotici giusti;

13.  Evita la crusca: la fibra aggiunta dall’esterno non sostituisce quella contenuta negli ortaggi;

14.  Nei giorni di stipsi preferisci asparagi, broccoli, carciofi, cicoria, finocchi, fagiolini, melanzane, topinambur, zucchine;

15.  Esegui ogni mattina almeno 5 minuti di massaggio intestinale, andando a farlo con al mano sinistra sulla porzione sinistra tra anca e inguine (ovvio che questo non va a sostituire l’attività di un massaggiatore, fisioterapista o osteopata, ma sicuramente aiuta).

Bene, adesso credo che tu abbia un quadro d’insieme abbastanza completo. Resta in contatto perché prossimamente approfondirò quali sono i probiotici e prebiotici più adatti a curare la stipsi.

Ciao!

16 settembre 2019


Studi Medici Ama: Dott.ssa Lucia CostucciVedi profilo